Notizie lavoro — 21 Maggio 2012

Il lavoro, anche per i liberi professionisti, negli ultimi anni è diventato a intermittenza. Secondo uno studio di Ires-Cigl, negli ultimi cinque anni più di sei professionisti su dieci hanno alternato periodi in cui si lavora ad altri in cui di lavoro proprio non ce n’è.

La discontinuità ha caratterizzato, in particolare, la vita dei lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo, dove ben l’88,3 per cento ha lavorato in modo intermittente. Molto alta la percentuale (76,7 per cento) anche tra docenti e educatori

La maggior parte dei professionisti opera con partita IVA, circa il 48 per cento, ma anche con contratti a progetto e collaborazioni occasionali, anche con un solo committente. Circa un terzo dei professionisti versa i contributi alla gestione separata dell’Inps e quasi un altro 14 per cento non ha alcun contributo pensionistico.

La maggioranza dei professionisti ritiene di avere una maggiore autonomia rispetto a chi svolge la medesima professione come dipendente e molti ritengono di godere di maggiore flessibilità nell’orario di lavoro e di maggiori opportunità di crescita. Per contro, la maggioranza dei lavoratori autonomi ritiene di avere una peggiore organizzazione del lavoro e minori opportunità di aggiornamento e pensa, altresì, di sopportare maggiori oneri fiscali e di avere un peggiore trattamento economico rispetto ai lavoratori dipendenti che svolgono la medesima attività.

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