Ricerche di neuroscienze, come quella della Stanford University di Palo Alto pubblicata su “Proceedings of the National Academy of Sciences”, stanno dimostrando come il multitasking peggiori progressivamente le performance del cervello.
Contro il multitasking, si pronuncia, ora, anche il consulente aziendale statunitense Dave Crenshaw nel suo “Una cosa per volta. Quando fare tutto è come fare niente” (Sperling & Kupfer).
Secondo Crenshaw “Il multitasking non è una bugia, è peggio. E’ una bugia perché in questo nostro mondo frenetico praticamente tutti l’accettano come una verità assodata. Abbiamo tutti adottato questo stile di vita. La gente va fiera delle proprie capacità di fare mille cose insieme, ma la verità è che il multitasking non è né una cosa reale né una forma di efficienza”.
Secondo Crenshaw, undici è il numero medio di minuti che si dovrebbe dedicare a un progetto prima di pensare ad altro ma, soprattutto, le più comuni interruzioni sul lavoro fanno perdere mediamente 2,1 ore di produttività al giorno. Il cervello, infatti, non è in grado di pensare due cose alla volta.
“Quando cerchiamo di fare più cose per volta coinvolgendo un’altra persona – continua Crenshaw -, per esempio dedicandogli un’attenzione frammentaria e non più di qualche attimo rubato a qualcos’altro, il costo è superiore al mero calcolo del tempo sprecato: il nostro comportamento finisce per danneggiare il rapporto con gli altri”.
Come affrontare il problema. “Il fattore chiave – spiega Crenshaw – è pianificare in anticipo la giornata, in modo da stabilire quando occuparsi di ogni cosa (dalle telefonate alle riunioni con colleghi e dipendenti, fino al tempo per se stessi e per la famiglia) e non saltare continuamente da una cosa all’altra”.