Per Roberto D’Incau e Rosa Tessa, che hanno scritto “Quasi quasi mi licenzio” (edito da Salani), cambiare lavoro può essere la chiave per la realizzazione della propria personalità. La tesi fondamentale è che l’insoddisfazione sul posto di lavoro vada ascoltata ed assecondata e che ci si possa rinnovare in qualsiasi momento. Cambiare lavoro può essere la strada giusta per ritrovare motivazione e creatività.
Il libro è una raccolta di storie di chi ha avuto successo grazie al cambiamento. Per gli autori bisogna evitare che il lavoro diventi una “zona di falso conforto”, in grado di offrire una rassicurazione solo apparente. “L’intento di fondo, sintesi di tante esperienze professionali e di vita è proprio ispirare l’uscita da questa area di falso conforto, far sapere che altre persone ce l’hanno fatta e come ci sono riuscite”.
La chiave del successo è conoscersi e accettare la trasformazione come un male necessario. Abbandonare la cultura del posto fisso, ancora molto radicata nel nostro paese e per molti, sinonimo di stabilità soprattutto nei periodi di crisi, nei quali si tende ancora di più ad ancorarsi al proprio lavoro.
Poiché il cambiamento deve essere visto come un fattore positivo, si può cambiare professione anche nella seconda metà della vita, anche perché il momento dell’inserimento nel mondo del lavoro si è spostato nel tempo.
Bisogna essere capaci di mettersi in discussione e mai darsi per vinti. “Non è importante, in ogni caso, il modo con cui si arriva al cambiamento, fondamentale è farcela, lasciarsi alle spalle, se ne ha davvero voglia, quella zona grigia di staticità, di impotenza ad agire e a essere qualcosa di diverso, che serrava e soffocava come una morsa”.