PricewaterhouseCoopers ha monitorato, in una recente indagine, le aspettative e le aspirazioni per il prossimo decennio di 6 mila professionisti in 113 paesi del mondo.
Il 36 per cento di loro preferisce un orario di lavoro più flessibile e ambisce a regole che permettano di perseguire un maggiore equilibrio tra vita privata e impegni di lavoro.
I paesi in cui la richiesta raggiunge la cifra più elevata sono la Svizzera e il Regno Unito, entrambe con il 47 per cento, seguite da Stati Uniti (43 per cento) e Olanda (il 39 per cento). Sono le donne, in particolare, a preferire queste soluzioni.
In Europa, questo tipo di condizioni sono in significativa crescita. Secondo i dati resi noti da Eurofound, il 56 per cento delle imprese europee dà ai propri dipendenti una forma minima di flessibilità oraria. L’otto per cento più di cinque anni fa.
In Italia, sempre secondo Eurofond, le cose vanno meno bene. Meno del 50 per cento delle imprese offre strumenti di flessibilità oraria mentre la gran parte dà solo la possibilità di variare l’orario d’entrata e di uscita.
Riguardo le aspettative relative alle modalità di svolgimento del lavoro in futuro, risulta in crescita la preferenza verso per il telelavoro.
Molti sono quelli che vogliono lavorare per un’impresa che abbia valori che coincidano con i propri, mentre uno su cinque pensa che la cosa migliore sia quella di lavorare per un’azienda di alto profilo. Pare crescere anche una maggiore consapevolezza su tematiche più ampie. Il 41 per cento dei lavoratori ritiene, infatti, importante che la propria impresa si impegni concretamente anche su problemi sociali e che abbia senso di responsabilità in materia ambientale.