In tempi di crisi, trovare un impiego è ormai un’impresa per tutti, ma per i laureati in ingegneria sembra un po’ meno difficile.
Nella classifica americana delle professioni emergenti, realizzata dal Bureau of Labor Statistics, quella con il più alto tasso di crescita è l’ingegnere biomedico. Nei prossimi anni, secondo il ministero Usa del Lavoro, la richiesta da parte delle imprese crescerà del 72 per cento anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.
Anche in Italia, secondo i dati di Unioncamere, i laureati in ingegneria sono quelli di cui le imprese hanno più bisogno. I più ricercati sono gli ingegneri elettronici e dell’informazione insieme a quelli civili e ambientali. Ogni quattro laureati che vengono assunti, uno è ingegnere.
Secondo Massimiliano Pittau, direttore del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri ,“Fino a qualche anno fa avevamo un sistema produttivo che di fatto non riusciva ad assorbire tutta la produzione di laureati in ingegneria e quando l’assorbiva, non lo faceva sempre nel modo migliore. Molti ingegneri in realtà utilizzavano solo una parte della competenze accumulate nel corso degli studi. Inoltre, la forza lavoro di ingegneria veniva assorbita solo dalle grandi imprese e non riuscivamo a occupare gli ingegneri nelle piccole e medie imprese. Qualcosa però, ora sta cambiando in meglio”.
Anche per gli ingegneri, però, è cresciuto il tasso di disoccupazione. Le assunzioni a tempo indeterminato sono crollate, anche se sono sempre il 20 per cento superiori a quelle degli altri laureati. Secondo il rapporto Occupazione e remunerazione degli ingegneri in Italia, realizzato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli ingegneri, a cinque anni dalla laurea solo il 2,8 per cento degli ingegneri è senza lavoro mentre la media complessiva per i laureati è pari al 7,7 per cento. La distribuzione territoriale di domanda e offerta di lavoro è però disomogenea. In Lombardia, Lazio e Veneto non ci sono abbastanza ingegneri, mentre in Campania, Sicilia e Emilia Romagna c’è un’eccedenza di laureati immessi sul mercato.
Nel medio termine, comunque, gli ingegneri sono quelli con le migliori prospettive. Secondo la previsione dell’Isfol, da qui al 2014, per gli ingegneri ci sarà una variazione occupazionale positiva pari all’8,4 per cento, soprattutto per gli specializzati in meccanica ed elettrotecnica.