“Il mio capo è un bastardo” di Richard Maun (edito da Piemme), contiene consigli che l’autore ha testato personalmente, su come mettersi in proprio, sfuggendo alla crisi e agli sbalzi d’umore dei propri superiori.
Scrive l’autore: “Questo libro vuole aiutarvi ad affrontare il passaggio da esausti schiavi della busta paga a lavoratori autonomi liberi ed entusiasti, sia che sognate di fare il fiorista, l’idraulico, il consulente, o qualsiasi altra attività dove non si debba rendere conto a un odioso babbeo di un manager e dove siete liberi dai ceppi delle valutazioni annuali”.
“Un mondo dove i direttori del personale sono solo un ricordo lontano. Un mondo dove potete decidere che tipo di telefono comprare e dove non sarete costretti a usarlo per fare rapporto a un capo bastardo e inetto, perché non ne avrete più uno”.
Secondo l’autore, diventare capi di se stessi non solo è possibile, ma addirittura auspicabile. Da manager aziendale a manager di se stesso.
Il primo passo da fare, però, è non abbandonarsi all’emotività. Lasciare il posto di lavoro è utile solo se si ha un progetto e se si è in grado di fare una attenta e obiettiva autovalutazione delle proprie capacità.
Il libro contiene anche un “kit di pianificazione personale”: 18 schede operative, dove annotare tutto ciò che riguarda la propria futura attività. Si va dalla lista dei contatti da inserire nel proprio “fan club” all’annotazione dei punti di forza del proprio business, dalle proiezioni su budget e fatturato alle informazioni sui propri possibili clienti o concorrenti. Un quadro strutturato di come s’immagina il proprio futuro professionale, da tenere sempre sottocchio per non smarrire la strada.