Se sei antipatico fai carriera e guadagni di più. A giungere a questa conclusione è un team di ricercatori guidati da Timothy Judge, docente di Managment presso il Mendoza College of Business dell’Università di Notre Dame negli USA, al quale hanno partecipato anche Beth Livingston della Cornell University e Charlice Hurst della University del Western Ontario.
I ricercatori hanno raccolto e analizzato i dati di venti anni di studi, aggregando i risultati di interviste e sondaggi a più di 10 mila dipendenti e interpretandoli in un report dal titolo «Do Nice Guys—and Gals—Really Finish Last?».
Gli impiegati considerati più odiosi dai colleghi, arrivano a percepire un reddito del 18,31 per cento superiore a quello dei colleghi ritenuti più gentili. Tra le donne, quelle ritenute più antipatiche e sgradevoli guadagnano mediamente il 5,47 per cento in più delle colleghe ritenute più simpatiche.
Anche in questo caso, tra donne ed uomini la par condicio non esiste. Come spiega Judge in un’intervista, la percezione dei colleghi cambia di fronte all’arroganza maschile e femminile, forse perché nella società l’aggressività è tollerata di più da parte di un uomo, mentre se una donna si propone in modo troppo deciso rischia di essere etichettata come maniaca del controllo.
Forse, ma questo i ricercatori non lo dicono, è anche vero che il successo genera invidia e quindi antipatia, soprattutto quando è associato ad un atteggiamento risoluto, dote indispensabile per fare carriera. Come spesso accade in questo tipo di ricerca, esiste un rischio elevato di confondere le cause con gli effetti.