Per quanto possa apparire sorprendente, la differenza salariale fra uomini e donne vale “solo” il 5%. Peccato però che questo dato si riferisca esclusivamente alle posizioni manageriali.
Questo è quanto emerge della ricerca elaborata dall’osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi, in collaborazione con Hay Group Italia, su un campione di 222 aziende e oltre 8mila dirigenti.
Secondo Chiara Paolino, estensore della ricerca, “Questo dato evidenzia una netta e chiara discriminazione di genere, enfatizzata anche dal fatto che sulle posizioni manageriali il confronto è fra i molti uomini e le poche donne che le ricoprono. Inoltre, e questo dato è forse ancora più forte, ad ogni passaggio di carriera gli uomini incrementano la loro remunerazione del 2,7% in più rispetto alle colleghe. Ma c’è altro: a parità di ruolo, gli incentivi a target prefissati (e quindi ipotizzati e scommessi rispetto alle potenzialità del collaboratore) sono inferiori del 6,4% e quelli effettivamente erogati del 5%”.
Secondo l’osservatorio di Mercer, società di consulenza organizzativa , invece, come sostenuto da Marco Morelli, responsabile Italia Human Capital, “non ci sono significative differenze retributive fra i dirigenti che riportano direttamente all’amministratore delegato, anche se pure in questo caso le donne sono una assoluta minoranza. La forbice salariale invece aumenta di più del 10% per quanto riguarda quella popolazione femminile sempre più numerosa di dirigenti di prima nomina e quella immediatamente successiva di professional che ricoprono posizioni-chiave per l’azienda; ancora di più, quindi, rispetto ai dati Bocconi.”