La riduzione della produzione di rifiuti è una scelta obbligata se si considera la difficoltà a reperire materie prime e l’aumento dei costi. L’economia del recupero ha in Italia, però, un peso ancora modesto rispetto ad altri Paesi. Se ne parlerà nel convegno “Economia del recupero. Nuova vita ai materiali” organizzato da Rinenergy, che si terrà il 15 giugno nell’auditorium dell’Università Milano Bicocca.
Per gli organizzatori, “Secondo recenti ricerche, le aziende che hanno fatto del recupero una politica aziendale oggi vantano un trend positivo. La giornata di lavori servirà per focalizzare lo stato dell’arte, evidenziare le opportunità di mercato e di lavoro esistenti, offrire stimoli”.
Per ciò che riguarda le nuove professioni si cercherà di capire quali sono le prospettive occupazionali dei green job legati e in che modo si dovranno trasformare i mestieri tradizionali.
Secondo Maria Berrini, presidente di Ambiente Italia e membro del consiglio dell’Ordine degli architetti di Milano, “Quale sia la dimensione attuale della green economy non è chiaro. Nel territorio della grande Milano, ad esempio, si parla di 400 aziende e circa 50 mila posti di lavoro. Si va dal designer che ha capito che recuperando i materiali e integrando la green economy nel design può ridefinire il suo ruolo al progettista, all’impresa di costruzione, al produttore di pannelli solari”.
Continua Berrini: “Si tratta di uno spazio aperto da riempire . Nel momento in cui scatta la comprensione che siamo dentro una nuova economia tutti i posti possono riconvertirsi in green. Ci sono figure nuove difficili da creare con una semplice assunzione di consapevolezza , ma per le quali sono necessari percorsi di specializzazione specifici”.
Ma qual è la situazione in Italia? Afferma Berrini: “La mia sensazione è che in Italia ci sia un forte ritardo da recuperare, ma naturalmente anche nel nostro Paese ci sono le eccellenze: rispetto alla domanda e alla velocità con cui si aggiornano i materiali c’è però uno scarto. L’economia del recupero e la green economy non hanno bisogno solo di architetti o ingegneri perché se vogliamo che le nostre città siano green, devono essere green anche i muratori, i geometri e gli installatori: il cambiamento deve avvenire a tutti i livelli di specializzazione”.