Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Labour Economics, la pratica sportiva, oltre a giovare al fisico, contribuisce a influenzare positivamente i selezionatori che leggono i curriculum e devono scegliere chi invitare a un colloquio di lavoro. Nessun vantaggio, invece, per chi ha indicato nel curriculum di svolgere attività culturali nel tempo libero.
Nella ricerca condotta dai ricercatori svedesi, sono stati utilizzati curriculum fittizi con profili costruiti con caratteristiche scelte apposta per renderli credibili agli occhi dei selezionatori. Un programma informatico ha poi combinato diciassette variabili come la formazione, le esperienze lavorative, l’ etnia e i periodi di disoccupazione. Le offerte di lavoro erano invece reali e tutte pubblicate dalle aziende svedesi sul sito dell’agenzia nazionale per l’impiego.
Nella creazione dei curriculum, i ricercatori hanno inserito la pratica sia di sport individuali sia sport di squadra, come il tennis, il golf, la corsa, il nuoto, il calcio e il basket, condotti sia a livello agonistico sia amatoriale.
Chi ha indicato di avere praticato il golf ha mostrato il 4 per cento di probabilità in più di venire chiamato, mentre chi ha praticato il gioco del calcio il 3 per cento in più. Percentuali più basse per gli altri sport. Nessuna preferenza per i candidati che praticano lo sport a livello agonistico.
Considerata la grande popolarità dei due sport, concludono gli autori della ricerca, forse i selezionatori preferiscono quei curriculum più vicini al loro stile di vita più che utilizzare lo sport praticato dal candidato come indicatore di sue eventuali caratteristiche positive.